alimenti per bambini nutrizionista enrico veronese

Gli alimenti per bambini attualmente sono sicuramente tra i prodotti più venduti e utilizzati. Eppure, secondo alcuni studi scientifici, sembra che questi non siano certo salutari per i più piccoli: alcuni contengono una quantità eccessiva di zuccheri, di grassi o di sale. Appare dunque evidente che bisogna prestare molta attenzione a quello che si acquista, così da essere sicuri di puntare su cibi sani.

Alimenti per bambini: fanno davvero male?

Al giorno d’oggi abbondano le pubblicità che riguardano cibi per bambini, assai attraenti e che sono particolarmente graditi ai più piccoli. Vengono promessi benefici notevoli, a partire dalla capacità di garantire un apporto sufficiente di nutrienti fondamentali, fino ad arrivare a vitamine ben concentrate, utili per il sistema nervoso, ad esempio. Eppure, uno studio di una Ong tedesca ha evidenziato che vi sono alcuni aspetti poco chiari e che non fanno corrispondere i benefici promessi in pubblicità alla composizione dei prodotti. Lo studio ha preso in esame una serie di alimenti appartenenti a ben 16 aziende differenti: queste, in precedenza, avevano firmato un impegno volontario per finalità di marketing responsabile rivolto ai bambini. Tra i marchi più famosi che sono stati oggetto di studio vi sono Danone e Nestlé, giusto per citarne un paio. I risultati sono stati alquanto allarmanti se si considera che 10 delle 16 aziende pubblicizzano una serie di alimenti non certo sani per la salute dei più piccoli. Ad avere il “primato” nella classifica di aziende che pubblicizzano prodotti per bambino non ben bilanciati da un punto di vista nutrizionale è Nestlé che ne sponsorizza ben 44. Segue Kellogg’s con 24 e Ferrero con 23 prodotti alimentari.

Un’analisi allarmante e che non si può trascurare

Foodwatch è l’Ong tedesca che si è occupata di studiare con attenzione le caratteristiche nutrizionali di alcuni degli alimenti per bambini più sponsorizzati. Ne sono stati esaminati oltre 280, confermando che più dell’85% è malsano e contiene un quantitativo di zuccheri, grassi o sale in eccesso. Si tratta di un dato certamente non trascurabile e che pone all’attenzione di genitori di ogni parte del mondo l’importanza di far assumere alimenti sani ai propri bambini. Le conseguenze di un’alimentazione scorretta possono essere molto importanti: a partire da disturbi metabolici che comportano problemi di linea o obesità, fino ad arrivare a conseguenze a medio-lungo termine a carico del sistema cardiovascolare, per fare un esempio. Stando ai criteri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, questi alimenti non dovrebbero assolutamente essere destinati a bambini. Quello che è emerso dallo studio di Foodwatch è che non vi è bilanciamento tra marketing e ingredienti degli alimenti. Il che vuol dire che né la politica né tanto meno le imprese hanno mantenuto le promesse in ambito di una maggiore protezione dei bambini e dei giovani nei confronti della pubblicità di cosiddetto “junk food”, ossia cibo spazzatura. E non è cambiato molto anche rispetto allo stesso studio svolto da Foodwatch nel 2015 che parlava di un 89% di prodotti non salutari.

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I pericoli nascosti dietro alimenti sbagliati

Negli ultimi anni l’attenzione attorno ad alimenti indicati prettamente per bambini è andata sempre più ad aumentare. Questo perché i dati relativi all’obesità infantile e all’insorgere di disturbi metabolici nei più piccoli sono in drastico aumento. La conclusione che è stata tratta da questo studio è che buona parte dei prodotti pubblicizzati per bambini può essere considerata come una vera e propria bomba di zucchero e grassi. Oliver Huizinga, ossia colui che è stato a capo del team che ha svolto le analisi, ha detto che questa è una situazione che non va sottovalutata e a cui bisogna prestare attenzione così da saper scegliere in modo preciso cosa dare ai propri piccoli. Lo stesso ha ammesso che servono delle leggi per ridurre la concentrazione di zucchero presente in cibi e anche in alcune bevande. Senza dimenticare che andrebbero create delle normative ad hoc per indurre le aziende stesse a commercializzare direttamente ai bambini solo alimenti sani. A sostegno degli studi svolti da Foodwatch vi sono anche una serie di enti e società mediche che appoggiano queste idee, oltre all’OMS, così da avere un’alimentazione migliore da somministrare ai piccini.

I dettagli dei risultati dello studio

Andando a vedere i dati forniti da Foodwatch, si può dedurre che il rischio che un bambino mangi qualcosa di poco sano tra quelli che sono i cibi più pubblicizzati per la sua categoria, è davvero molto elevato. Numeri allarmanti, ancora di più se si pensa che vi sono colossi del mondo dei dolciumi, ma non solo, come Nestlé, Ferrero, Danone e Unilever. Nel 2007 queste, con altre aziende del settore, avevano sottoscritto quello che viene considerato UE Pledge, ovvero un impegno volontario ad attuare un marketing responsabile. Questo voleva essere una vera e propria garanzia non solo per i più piccoli, ma anche per i genitori che avrebbero così potuto avere certezza di acquistare cibi sani. I marchi di cui sono stati analizzati alcuni prodotti sono: Nestlé, Danone, Kellogg’s, Ferrero, Burger King, PepsiCo, Royal Friesland Campina, Coca Cola, Intersnack, Mars, McDonald’s, Unilever, Bel Group, Mondelez, Lorenz Snack-World e Lindt. Appare dunque evidente che occorre un radicale cambio di marcia per invertire il trend e fare in modo che effettivamente i bambini possano mangiare prevalentemente cibi sani e che si adattino alle loro esigenze nutrizionali. I casi di obesità infantile stanno diventando sempre più numerosi anche in Italia e, in generale, in tutto il continente europeo. Una situazione che non può essere sminuita e che permette di prevenire patologie gravi e che possono avere conseguenze importanti per la salute.

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Differenze tra lo studio del 2021 e quello del 2015

Lo studio che è stato svolto sempre da Foodwatch ha delle differenze sostanziali rispetto allo stesso che è stato messo in atto nel 2015. Le cose non sembrano essere migliorate moltissimo, rispetto a quanto ci si aspettava dagli anni scorsi. Già dopo le analisi e i preoccupanti risultati del 2015, furono diverse le autorità politiche che si esposero direttamente, ponendo l’accento sull’importanza di garantire ai più piccoli cibi sani e salutari. La percentuale di alimenti non proprio benefici per l’organismo umano in quell’anno arrivò precisamente all’89,1%. Se si pensa che oggi si parla di 3,6 punti in meno, i dati non sono poi così tanto incoraggianti. L’obiettivo era quello di arrivare ad almeno 5 punti in meno, così da garantire realmente un cambiamento da portare avanti nel corso del tempo Appare dunque evidente che c’è qualche falla in quella che è l’autoregolamentazione volontaria dell’industria alimentare finalizzata a una commercializzazione di alimenti sani per i bambini. L’unica azienda che ha migliorato il suo marketing e la qualità dei suoi prodotti è stata Danone che ha ridotto la percentuale di cibi dedicati ai più piccoli, passando dal quasi 97% a poco meno del 59%. Ciò è avvenuto in quanto la stessa azienda ha scelto di ritirare o modificare in maniera consistente la composizione di una serie di prodotti che nel 2015 furono considerati non proprio sani.

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