La dieta parte dalla mente, lo psicoadattamento e la motivazione.
Ci sono teorie che confermano che l’approccio psicologico è ancora più importante di ciò che si mangia. Il modo in cui affrontiamo una situazione può già farci capire se i nostri sforzi si trasformeranno in un successo o in un fallimento.

In realtà affrontare un programma alimentare senza fare un’analisi attenta degli aspetti psicologici che ci hanno portato in una certa condizione fisica, e alla volontà di modificarla, può vanificare tutto il lavoro.
Tutto parte dalla motivazione: con il giusto approccio ognuno di noi può fare cose incredibili e inaspettate.
Ma la motivazione è come le cipolle, a volte si crede di fare una cosa per un certo motivo, e poi sbuccia, sbuccia e viene fuori che in realtà la causa era tutt’altra.
Cerchiamo ora di capire perché è cosi complesso per noi affrontare un percorso alimentare e di attività fisica, quando in realtà apporta così tanti benefici alla nostra salute ed estetica.
Verrebbe spontaneo pensare che il nostro istinto dovrebbe guidarci in modo naturale in questa direzione, essendo la cosa giusta da fare anche dal punto di vista fisiologico.
In realtà questo non avviene, in quanto il ragionamento che vi ho fatto è stato elaborato dalla parte più evoluta del cervello (la corteccia) che ha sviluppato concetti complessi e li ha valutati secondo una prospettiva, cioè in base a cose che succederanno in futuro.

Per ciò che concerne dieta ed attività fisica i segnali che dà la nostra mente non sono cosi evoluti, sono primordiali. Vengono elaborati da sezioni più profonde del cervello, che non elaborano e forniscono segnali simili a quelli che percepiscono gli animali. Per un lupo il riposo è fondamentale, deve riservarsi per la caccia. Un lupo quando cerca cibo cerca alimenti grassi, proteici, ad alto contenuto calorico perché non ha idea di quando ci sarà la prossima caccia , e quindi il suo organismo si predispone in tutti i modi per la sopravvivenza.
Per questo siamo tendenzialmente pigri, e il nostro istinto ci spinge a intraprendere azioni, a livello di stile di vita, che non sono funzionali alla salute e all’estetica, perché vuole preservarci sino alla prossima caccia… ma oggi non siamo più cacciatori, si va al supermercato, e quindi?
La nostra motivazione deve essere più forte del nostro istinto, e per essere duratura deve avere basi solide e cause certe.

La privazione del cibo non si può prendere alla leggera. Ci sono studi che dimostrano che mangiare è una soddisfazione parificata al sesso o a una promozione sul lavoro.
Privarsi di qualcosa che piace (in modo non programmato) può scatenare l’effetto opposto, cioè il desiderio per la cosa di cui ci siamo privati aumenta in modo esponenziale: più te ne privi e più lo desideri. Non per niente si dice che in amore vince sempre chi fugge. La nostra mente fa scattare un meccanismo inverso, e cosi ci porta a desiderare di più un prodotto, se quel prodotto è in offerta limitata (su queste cose si basano i meccanismi delle pubblicità).
Capire questi meccanismi è fondamentale per non cadere nei tranelli che ci tende la nostra mente. Ma torniamo alla motivazione e alle sue cause.
Il fine di una dieta, come già detto più volte, non è dimagrire o stare in salute, il fine è di essere felici. La motivazione deve sempre considerare questo fondamentale punto: il primo errore che si commette è quello di pensare che dimagrire possa risolvere problematiche della nostra vita che con il nostro aspetto esteriore hanno poco a che vedere.
Se questo punto non viene analizzato in modo approfondito si acquista un biglietto di sola andata per il fallimento. La motivazione dura se ha basi reali e non illusorie.
Ho una paziente che si chiama Roberta (nome di fantasia), ha 53 anni ed è da poco in menopausa. Da qualche tempo ha lasciato il marito e non sta passando un buon periodo: i figli ormai grandi sono poco a casa perché frequentano l’università e il lavoro non le dà particolari soddisfazioni. Roberta è sovrappeso, non pratica attività fisica ed è venuta da me perché non si accetta più e vuole dimagrire.
Roberta è convinta che dimagrendo la sua vita cambierà radicalmente, perché secondo lei tutto dipende dal suo aspetto, che fa a pugni con una società che ci vuole tutti giovani e magri.
Roberta è molto motivata e sono sicuro che avrà ottimi risultati. Quello di cui non sono convinto, però, è che la sua motivazione possa durare nel tempo.
Perché, mi chiederete voi? Perché non sono sicuro che il miglioramento estetico possa da solo risolvere le cose e dare serenità a Roberta. Ci sono situazioni nella vita di Roberta – vedi il rapporto con il marito – che necessitano di una elaborazione molto più complessa.
Roberta deve capire che dimagrire non è la soluzione: non è il fine, ma un mezzo. Un mezzo importante che ci permette di affrontare situazioni più complesse (e soprattutto ci fa stare in salute), perché ci sentiamo più sicuri di noi e più determinati.
Questo tipo di consapevolezza, che nasce anche da un percorso di mental coaching che il metodo adattativo prevede, consente di mantenere la motivazione nel tempo e di raggiungere il vero obbiettivo.
