Dieta: il programma nutrizionale giusto non esiste
Non esiste un programma nutrizionale giusto in assoluto.
Il programma nutrizionale giusto per una persona, è il programma che, in base alle sue condizioni psicofisiche e in base al suo stile di vita, è in grado di portare avanti in quel momento.
Un programma alimentare va sempre fatto in due, paziente e nutrizionista.
Questo è uno dei punti cardini del metodo adattivo.
Molti non sanno che il fallimento di una dieta, il più delle volte, soprattutto nelle prime fasi, non dipende dal tipo di dieta ma da fattori più complessi che riguardano in modo globale la sfera dell’individuo.

Il programma perfetto che dopo tre settimane viene interrotto, non è il programma perfetto o almeno non lo è per quel determinato soggetto, in quel particolare momento. Due gemelli con stesse caratteristiche fisiche ma diverso stile di vita (es. uno fa i turni in fabbrica e l’altro no) avranno due programmi alimentari diversi. La differenza non la fa solo quello che facciamo durante la giornata, la fa anche la condizione psicologica (stress, problemi vari etc.) e culturale (in relazione al cibo) .

Infatti prendendo sempre come esempio i due gemelli, se uno si è appena separato dalla moglie e l’altro invece vive felice e contento, i programmi dovranno essere diversi; stesso discorso nel caso in cui uno dei due abbia conoscenze in campo nutrizionale e l’altro non sappia la differenza tra una proteina e un carboidrato.
Questo approccio, che non vuole in nessun modo discriminare qualcuno, è molto pratico e realistico, permette al paziente di rendersi conto della sua reale situazione e di partecipare alla realizzazione del programma.
La dieta deve essere la “vostra dieta” e non, come succede spesso, uno stampato che viene dato a chiunque indiscriminatamente.
Non di rado, mi capita di trovare pazienti (provenienti dallo stesso professionista) con diverse caratteristiche fisiche ma con programmi perfettamente identici.
Quindi come si deve procedere per la personalizzazione secondo il metodo adattivo?
Per prima cosa bisogna fare una valutazione psicologia e comportamentale che riguardi l’atteggiamento del paziente nei confronti del cibo, tramite test specifici. In un secondo momento si deve ricostruire la giornata alimentare tipo del paziente tramite questionario (che ne valuti retroattivamente le abitudini alimentari). Dopo di che, tramite programma informatico altamente specializzato, l’alimentazione viene scomposta in più di 130 costituenti biochimici, che ci danno una fotografia precisa di tutto ciò che è in eccesso o in difetto nel programma nutrizionale pregresso del paziente (macro e micro nutrienti, oligo elementi-minerali).
Tutto ciò ci permette di sapere le vitamine (A,D,E,K, gruppo B, C, etc.), i minerali (sodio, potassio, zinco, selenio etc.) e la composizione dei macronutrienti, tipo di zuccheri (semplici o complessi), tipologia delle proteine, composizione della fibra ecc.
Dopo questo primo step il metodo adattivo si concentra sulla composizione corporea. E’ fondamentale capire la percentuale di massa magra e massa grassa del soggetto per determinare gli obiettivi (diminuzione di grasso e in quanto tempo, oppure aumento muscolo ecc); il peso e il BMI ci danno solo dati relativi che vanno approfonditi con esami più specifici.

Terza fase del metodo, che viene sovente trascurata riguarda il fabbisogno calorico giornaliero. Quest’ultimo è un parametro fondamentale senza il quale la dieta non può essere personalizzata. Se mi chiedete la benzina per 24 ore di viaggio io sono obbligato a porvi due domante precise, cosa consuma la macchina (km che si fanno con un litro di benzina) e quanti km dovete fare.
Trasponendo questa metafora in campo nutrizionale i parametri che ci interessa sapere sono due, il metabolismo basale, che è il consumo che ha il soggetto stando 24 ore fermo coricato in una stanza a temperatura costante (che coincide al consumo km/l della macchina), a cui va moltiplicato un coefficiente LAF, che tiene presente di tutte le attività che vengono svolte extra riposo dalla persona. Questo calcolo viene determinato con specifici programmi e algoritmi a la loro attendibilità e in relazione alla qualità del programma.
A questo punto il professionista incrociando i dati che ha a disposizione ( sempre seguendo la specifica metodica del metodo adattivo) e in grado di sviluppare le basi per un programma nutrizionale specifico per il soggetto. Si tratta inizialmente solo delle fondamenta strutturali del programma stesso
Occorre a questo punto, per completare la dieta, fare un ultima fase analitica adattiva, dove il paziente da oggetto, diventa soggetto e partecipa attivamente, tramite un percorso guidato adattivo, alla realizzazione pratica del suo modello alimentare.
Più la dieta è compatibile alla suo stile di vita, alle sue abitudini, alle sue esigenze e più sono le probabilità che il programma non venga interrotto.
Un programma interrotto da esito zero, un programma fatto parzialmente, da sempre e comunque un risultato positivo.
E’ quindi possibile che la dieta giusta per il soggetto sia in realtà una dieta “sbagliata” in senso assoluto, ma questa dieta però segna un passo avanti importante rispetto a come si alimentava prima il paziente. Questo ci consente di arrivare allo step successivo, (dopo 5 settimana circa) dove verrà perfezionata ulteriormente, e cosi via sia. Questo consente una progressione senza fatica e l’acquisizione di abitudini corrette che andranno a consolidare uno stile di vita che verrà poi mantenuto per sempre nel tempo.